Da “Le case di Don Bosco”
Maggio 2018
Tutto cominciò nel 1881 con un novizio di San Benigno in punto di morte. Era già prete e veniva da Rimini. Si chiamava Francesco Cagnoli. Invitarono don Bosco per raccogliere il suo ultimo respiro. Don Bosco gli posò invece la mano sul cuore dicendo: “Non è tempo di andarsene. C’è ancora tanto bene da fare, mio caro don Cagnoli! Domani se mai, potrà alzarsi un pochino; poi la manderemo a Rimini per la convalescenza”. Gli impartì la benedizione di Maria Ausiliatrice. Era la vigilia dell’Immacolata. Da quell’istante, senz’altra cura di medici e medicine, don Cagnoli migliorò rapidamente, sicchè una settimana dopo si mise in viaggio per Rimini. Tutti quei di casa sua, che sapevano del suo stato, avvertiti della sua prossima venuta, guidarono all’imprudenza; ma don Bosco gli disse “Vada pure. Confidi in Maria Ausiliatrice e stia tranquillo, che non avrà alcuna stanchezza del viaggio”. E così fu. Godette sempre di buona salute e potè succedere nel 1887 a don Dalmazzo come parroco del Sacro Cuore a Roma.
A Rimini, il nome di don Bosco era già ben conosciuto e tutta la città aspettava una sua visita. Don Bosco li accontentò l’anno seguente. L’accoglienza fu trionfale. Dovunque passava, don Bosco era assediato dalla folla entusiasta. Molti s’inginocchiavano, chiedendo di essere benedetti.
Nell’ospedale maggiore incontrò un giovanetto, che, orfano già di padre, aveva perduta là dentro da poco la mamma, ed egli stesso ci era stato infermo di broncopolmonite. La Superiora delle suore, impietositasi di lui, gli prolungava quel soggiorno, occupandolo in lavoretti adatti alla sua età e alla debolezza della sua costituzione. Un bel mattino lo chiama, lo veste a festa e lo presenta a un sacerdote in parlatorio. Era don Bosco! Questi gli parla come un papà e domanda alla Superiora: “Quanti anni ha?”. “Dieci e qualche cosa” risponde la suora. “Già!” ripigliò don Bosco. “Troppo piccolo! Ha bisogno ancora di mangiare qualche pagnotta di più. Se sarà buono, lo prenderò l’anno venturo”.
Don Bosco manteneva sempre le promesse e l’anno dopo scrisse realmente alla Superiora dell’ospedale, che, se quel tal ragazzino era ancora disposto ad andare con lui, egli lo poteva accettare. Il ragazzo fu condotto fino a un certo punto del viaggio da un canonico, il quale, lasciandolo, gli disse: “Alla stazione di Torino sventola il tuo fazzoletto bianco. Ti verrà incontro un signore alto e magro, che si chiama Garbellone: tu andrai con lui”. Così venne all’oratorio Pietro Cenci, il maestro dei sarti, che formò una legione di allievi e che, com’egli si compiaceva di ripetere, vestì don Bosco da vivo, da morto e da beato
Le impressioni di Rimini accompagnarono don Bosco fino a Torino; poiché, incontrato nell’oratorio lo studente Francesco Tomasetti, poi Procuratore generale della Congregazione a Roma, gli disse “Sono stato dalle tue parti, a Rimini. Che brava gente ho trovato là! Hanno trattato il povero D. Bosco come se fosse stato un principe!”.
A Rimini avvenne anche il miracolo richiesto nel processo nel processo di canonizzazione che fece salire agli altari don Bosco. La signora Anna Macolini, nel 1933, si era gravemente ammalata di una forma di flebite che i medici non riuscivano in nessun modo a curare, e quando ormai sembrava che ogni speranza fosse perduta, dopo aver pregato e chiesto la grazia a don Bosco, guarì completamente in modo inspiegabile.
I salesiani a Rimini
La storia dei salesiani a Rimini ha umili inizi e racconta della povertà e dei sacrifici, ma soprattutto della loro grande dedizione e passione per i giovani.
Quando nel 1919 giunse il primo salesiano, don Antonio Gavinelli, il vescovo di Rimini, monsignor Vincenzo Scozzoli, affidò alle sue cure la zona dei “Trai” prospiciente al mare. Qui vi erano poche case, ed era stato eretto nel 1912 un piccolo e disadorno edificio sacro, detto “Chiesa Nuova” privo di attrezzature a di abbellimenti. Vi erano praticamente solo i muri, ma mancava di tutto, persino il pavimento. Anche l’abitazione dei salesiani era molto semplice, non vi erano le porte e le persiane e aveva solo pochi e poveri tavoli e armadi. I salesiani fin dal loro arrivo si diedero un gran daffare per raccogliere i giovani: nacque subito l’oratorio con il cortile e il campo di calcio e si avviarono diverse iniziative attorno alla piccola chiesetta dedicata a Maria Ausiliatrice. In poco tempo sorsero una scuola, un convitto per orfani, laboratori, teatro, una scala cinematografica e naturalmente anche una banda. Nel 1923 arrivarono le Figlie di Maria Ausiliatrice che diedero inizio all’oratorio femminile e alla scuola elementare.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale la città di Rimini subì una devastazione terribile, la città fu colpita da più 300 bombardamenti, l’82% delle abitazioni vennero distrutte.
Il beato Alberto Marvelli
Tra i tanti che si prodigarono a far fronte alle ferite di devastazione e di morte, c’era anche un giovane oratoriano, Alberto Marvelli (1918-1846), morto prematuramente in un incidente stradale e la cui santità di vita e stata riconosciuta con la beatificazione da parte di Giovanni Paolo II nel 2004.
Alberto Marvelli è cresciuto nei cortili dell’Oratorio Salesiano di Rimini, frequentato assiduamente anche da tutti i suoi fratelli, mentre la mamma ne era catechista.
Alberto era un giovane grintoso, pieno di vita, una fucina di iniziative: tornei di calcio, uscite in bicicletta, scalate in montagna e animatore di molti giovani nei gruppi di Azione Cattolica del nostro oratorio, ma non mancava di coltivare anche una profonda spiritualità.
Nel 1933 vennero riconosciute le virtù eroiche di Domenico Savio e nel 1934 venne canonizzato don Bosco. Allora Alberto Marvelli era una giovane dell’oratorio, aveva 14 anni, questi avvenimenti ebbero grande eco nell’oratorio e sicuramente contribuirono a far prendere la ferma decisione di farsi santo e di crescere coltivando la virtù della purezza, come compare da diverse pagine del suo diario.
Don Marino Travaglini, già Direttore e Parroco della presenza salesiana di Rimini, ormai anziano, ricordava con profonda nostalgia la sua esperienza riminese: “Io, nella mia vita ho avuto due cose importanti che mi hanno riempito il cuore di gioia: la costruzione dello svettante e armonioso campanile della bella chiesa di Maria Ausiliatrice, che offre con la sua verticale solennità un messaggio celeste a chi si trova in mare… e un giovane molto buono… molto buono (e qui si commuoveva fino alle lacrime), pronunciandone il nome, Alberto Marvelli”.
Era con don Travaglini infatti, che Alberto Marvelli celebrava ogni settimana il sacramento della riconciliazione, quotidianamente partecipava dell’Eucaristia e animava, da vero leader carismatico dell’Azione Cattolica, i giovani della città, con il metodo aperto e generoso appreso nei cortili dell’Oratorio salesiano di Rimini.
Anche i turisti hanno un’anima
In una guida del 1874, la zona occupata dalla parrocchia salesiana è definita “un lembo di spiaggia ameno e ridente perché su quella spiaggia terra ed acqua vanno d’accordo per farti bella compagnia”. La parrocchia di Maria Ausiliatrice con l’annesso oratorio quotidiano si colloca in una posizione strategica.
É sul lungomare nel tratto principale della riviera di Rimini costellata di alberghi e spazi vacanzieri con una presenza annuale di circa 2 500 000 turisti.
La chiesa offre un servizio prezioso con la presenza continua di uno o due confessori, che svolgono il loro ministero per i tanti che non sono della parrocchia ma che appartengono al territorio, che usufruiscono della possibilità del sacramento della riconciliazione.
Nel periodo estivo sono molti i fedeli che accedono alla chiesa per una visita nei giorni feriali; nei giorni festivi si celebrano 8 messe di cui due dopo le ore 21. É un servizio molto apprezzato.
La casa per ferie
Rimini è una delle capitali del turismo internazionale. La comunità salesiana ha realizzato una speciale casa di ospitalità per le vacanze familiari con un taglio di forte spiritualità.
Dal 2016 il precedente edificio scolastico, a causa della sospensione dell’attività per più di un decennio, è stato trasformato in Casa per Ferie per l’accoglienza di gruppi e di famiglie. Tutta la struttura è stata rinnovata secondo gli ultimi dettami della logistica: camere a 2 o 4 letti per oltre 100 posti; un ampio salone per la ristorazione supportata da una cucina “casalinga e familiare”; ambienti per riunioni e incontri. Il vicino cortile e i campi da gioco dell’oratorio e la chiesa di Maria Ausiliatrice completano l’offerta di un servizio ricreativo e religioso in stile salesiano. Una presenza salesiana riconosciuta e stimata per la molteplicità di servizi e proposte in sintonia con il territorio, fortemente marcato di identità turistica di accoglienza, nello stile ricettivo del clima familiare della Romagna.
Non è per nulla indifferente il fatto che qui risieda stabilmente una comunità religiosa, formata da cinque confratelli sacerdoti. Ecco dunque dove proviene la grande possibilità di realizzare l’obiettivo proposto: nel contributo specifico di ciascuno di loro nell’offrire un accompagnamento spirituale (S. Messe , confessioni, preghiera, direzione spirituale), di accoglienza (attenzione alle esigenze di ciascuno, appoggio in caso di necessità), organizzativo (con animazioni, suggerimenti, proposte).
Per questo sono programmati tempi adeguati per Incontri, Ritiri ed Esercizi Spirituali, per giovani e adulti, da realizzarsi in autunno, inverno e primavera, con apertura a livello nazionale, guidati da persone competenti, capaci di fare assaporare le dolcezze della miniera spirituale che è appunto il beato Alberto Marvelli, miniera generosamente imbevuta della concretezza della spiritualità salesiana.
É per lo stesso motivo che si sta progettando lo spazio-cortile, come punto di incontro del sentire giovanile, della ricerca di senso e come punto di approdo sicuro… di casa: Portosales.
vedi articolo pubblicato sul Bollettino Salesiano di maggio 2019