Beato Alberto Marvelli

 

 

 

Lo ha conosciuto e frequentato come catechista, educatore e animatore. Oggi, a distanza di anni, vuole ricordare il “suo” Alberto Marvelli, figura fondamentale anche nella sua crescita umana e spirituale. Classe 1927, Giulio Morigi è un riminese (nato a Napoli) che ha abitato a villa Cicognani (ora hotel Columbia), in viale regina Elena, proprio di fronte alla chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, quella dei Salesiani per intenderci. Insegnante, agronomo e perito, per anni fu Consigliere dell’Associazione interprovinciale degli Agronomi di Forlì-Cesena-Rimini, punto di riferimento molto stimato dai professionisti. A 96 anni, Morigi (nella foto a 11 anni) va abitualmente in bicicletta, imbottiglia vino, cammina e coltiva ancora tante passioni.

Figlio del noto generale Giorgio, ha frequentato la seconda elementare alle Tonini a Rimini e l’oratorio dei Salesiani dal 1935 al 1943. Qui ha incontrato Alberto Marvelli come catechista, educatore ed animatore.

Se lo immaginava beato, prof. Morigi?

“Alberto amava i ragazzi con lo spirito di Don Bosco e dedicava tutti i momenti della propria vita all’aiuto dei più bisognosi di assistenza. Tra questi, oltre ai poveri e senza cibo, anche i bagnini, i pescatori e i ferrovieri che abitavano la zona parrocchiale tra la chiesa di santa Maria Ausiliatrice e la ferrovia”.

Marvelli è stato suo catechista.

“Era molto attento alla dimensione spirituale.

La domenica, alla messa della gioventù delle ore 10, i ragazzi dell’oratorio occupavano le prime panche a destra della chiesa ed Alberto li assisteva fianco a fianco sollecitando la loro attenzione e comprensione. Durante la messa che veniva celebrata in latino, ad esempio, traduceva in italiano i vari momenti della celebrazione liturgica in modo da facilitare ai ragazzi la comprensione e la loro partecipazione attiva. Devo ammettere che qualche volta, in queste occasioni, mi ha pure rifilato qualche scappellotto, quando ero troppo ‘esuberante’!”.

C’è stata un’altra figura determinante per la sua crescita in quel periodo?

“Il salesiano, ed ex-cappellano militare, Don Rossi: si occupava ed animava l’oratorio.

In  particolare partecipava con i giovani alle partite di calcio ed ai vari singolari giochi da lui inventati; ad esempio, il palo con catene girevoli che terminavano con la ‘stracca’ (una rudimentale sedia fatta di stracci) sulla quale saliva raccogliendo la veste. Amava molti i giovani. poi c’è stata un’altra figura decisiva”.

Di chi sta parlando, Morigi?

“Parlo di mons. Fausto Lanfranchi, ovvero il postulatore della causa di beatificazione di Alberto Marvelli. È stato un grande amico, compagno di banco al liceo classico Giulio Cesare di Rimini, e compagno di studi giornaliero. Fu proprio grazie al suo aiuto che riuscii a conseguire la maturità nonostante conoscessi molto poco il greco.

Dopo questo prezioso aiuto, mi sono riscattato laureandomi in agraria a Bologna, insegnando per anni materie di estimo, economia e agraria all’istituto tecnico agrario di Cesena e all’ITG Belluzzi di Rimini e fornendo consulenza come perito grandine in giro per l’Italia”.

 

Da catechista ad assessore, se lo aspettava un Marvelli così impegnato?

“L’ amore, la dedizione e la competenza per la soluzione di problemi sociali degli abitanti di Rimini, fu una missione per Marvelli quando alla fine della guerra e agli albori della Repubblica gli fu affidata la direzione dell’Ufficio ‘Alloggi e ricostruzione’ del Comune, che riguardava i problemi relativi all’abitazione e al lavoro. Anche per la sua caratura, il funerale di Marvelli fu un momento cittadino, al quale parteciparono anche comunisti e avversari politici di Marvelli”.

 

Lei è intrecciato alla vicenda di Marvelli anche da altri nodi familiari.

“Maria Cicognani, mia madre, visse per un periodo insieme alla zia di Alberto, sorella della madre Maria Mayr, in un educandato di Bologna gestito da suore. Mia moglie Cesarina, invece, nel suo negozio – poi trasformato in hotel – in zona Tripoli era tra i pochissimi all’epoca a possedere un telefono. Quando doveva telefonare o ricevere una chiamata, Alberto bussava da lei”.

Carlo Panzeri

“A messa passava tra i banchi per spiegarci le formule latine e la liturgia. Che passione!